lunedì 24 dicembre 2012

Uno stipendio agli studenti

A tutt’oggi gli stati in cui gli studenti universitari fra i 18 e i 25 anni ricevono uno “stipendio” sono diversi. Per esempio nel continente europeo ci sono già la Germania e la Svezia che, in generale, hanno investito molto sul sistema scolastico e continuano a farlo. 
Per poter agevolare la vita ai giovani e per poter dar loro la possibilità di applicarsi al meglio e dedicarsi solo ed esclusivamente allo studio, hanno istituito uno stipendio. Nei due paesi funziona in questo modo: in Germania, ad esempio, vengono versate importanti somme di denaro ai giovani universitari con fondi statali e regionali.
La Svezia mette a disposizione circa 200 euro alla settimana ad ogni studente. Una cosa molto importante è che di questi 200 euro, 68 sono a fondo perduto, mentre il resto sarà poi restituito negli anni.
In Germania invece la cosa è un po’ più complessa. La cifra è inferiore, circa 300 euro al mese, ma la sua erogazione varia in base al reddito e al merito. Inoltre si possono avere altre sovvenzioni statali: si può arrivare ad ottenere anche più di 800 euro dal fondo di finanziamento all’istruzione. La somma, in entrambi i casi, è sostanziosa ma assume un valore ancora più importante sapendo che l’università è completamente gratuita!  
Questi due paesi, forse non a caso, sono fra i pochi a non risentire la crisi economica che sta investendo tutto il mondo. Forse invece che tagliare sempre e comunque sul sistema scuola, il Governo, i Governi, dovrebbero fermarsi, iniziare a guardare a nuove prospettive, ad altri metodi per risolvere tanti problemi, investire sui giovani e finalmente guardare al futuro.

 
di Francesco Calcagno
 
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martedì 4 dicembre 2012

"Questa non è la democrazia"


Vi proponiamo qui di seguito la riflessione di uno studente del Liceo Classico Marco Minghetti:

Domani non metterò piede nella scuola che amo.
Non lo farò perché oggi il confronto è passato da essere un confronto di idee ad un confronto di singoli, con le conseguenti offese di natura personale. Quando si passa alle offese, è chiaro che si tratta di una mancanza di argomenti alternativi. Io ho espresso e ribadito più volte il mio punto di vista. Ora non scenderò più a compromessi con un ristretto gruppo di persone, privo di qualsiasi legittimazione, che mi indichi quando e come esprimere il mio dissenso. Questa non è la democrazia. Perché quando bisogna scegliere se occupare o meno, lo si fa al mattino in assemblea plenaria (orario scolastico), quando l'occupazione è messa in discussione lo si fa alle 15 "e non si discute", ma quando la questione torna certa e si passa a questioni meno centrali ecco che magicamente lo si può fare alle 8 "partecipazione, evidentemente facilitata dal fatto [...], soprattutto, di essere tenuta in orario scolastico.".
Io non voglio più essere preso in giro, tantomeno da persone per cui nutro (nutrivo?) tanto rispetto e un po' di stima.
Ad maiora.
Pietro Fochi

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domenica 2 dicembre 2012

La legalità dell'occupazione

Riportiamo la lettera di un genitore a LaRepubblica del 1/12/2012 nella versione integrale e una replica pubblicata sempre su La Repubblica il 2/12/2012.

1/12/2012 - Gentile preside, gentili insegnanti, ho letto con crescente disappunto prima il comunicato firmato dal preside poi la lettere di alcuni insegnanti (non si quanti e quali perché la lettera non riportava le firme).
Disappunto generato dalla forza con cui vi siete scagliati contro i vostri ragazzi (o almeno parte di loro), proprio quelli che avreste dovuto appoggiare, consigliare e, soprattutto, proteggere. È vostro compito insegnare a lottare per i propri diritti civili, come il diritto allo studio, che non si ottiene solo frequentando la scuola, ma anche chiedendo che sia mantenuto o raggiunto un livello qualitativo elevato. Non credo che esista una forma di protesta che non leda i diritti degli altri: quale diritto allo studio preserva uno sciopero del personale e quale diritto alla cultura mantiene inalterato la rinuncia alle gite scolastiche perpetuata e paventata dagli insegnanti. Una differenza è sicuramente nella legalità, come ha tenuto a precisare così accuratamente il preside; l'accettazione legale, però, non nasce con i diritti naturali dell'uomo, ma è stata conquistata grazie a lotte difficili compiute da altri. Alla fine le forme di protesta si accomunano nell'obiettivo di creare un disagio per far ascoltare la propria voce.
Forse riesco a comprendere, nelle intenzioni e non nella forma, le motivazioni che hanno spinto ad una tale invettiva il preside, preoccupato di proteggere la scuola che dirige. Devo dire che le sue preoccupazioni sono state spazzate via dal comportamento dei ragazzi che hanno dimostrato, nelle azioni compiute in questi due giorni di occupazione, di tenere alla scuola almeno quanto lei. Non consideri questa azione un fallimento dei suoi tentativi di costruire un dialogo con i ragazzi, loro la tengono in grande considerazione e la rispettano anche se in questo caso hanno agito diversamente da quanto da lei consigliato.
Invece non riesco a comprendere la presa di posizione degli insegnanti. Quando è stato il loro momento di protestare, i loro alunni non li hanno tacciati di essere violenti o poco democratici negando loro il diritto allo studio; li hanno appoggiati nella loro lotta perché hanno ritenuto che le motivazioni erano comuni: una scuola migliore è un bene per entrambi. E invece, quando è stato il momento di contraccambiare, gli insegnanti hanno prontamente voltato le spalle, più prodighi a ricorrere alle minacce che al dialogo.
Eppure sarebbero dovuti essere proprio loro, essendo i più vicini ai ragazzi, a comprenderli ed appoggiarli, come ho imparato da mio padre, anch'egli insegnante anche se di un'altra generazione. Avete ripetutamente utilizzato la parole minoranza, assoluta minoranza, per giustificare i termini atto violento e inammissibile. Mi sembra però che nelle assemblee svolte, le decisioni siano state prese con la maggioranza dei partecipanti. Se il numero di partecipanti all'occupazione è risultato esiguo rispetto ai votanti che l'hanno decisa è perché si è messa in atto la forma democratica di rappresentatività. Se, invece, il riferimento fosse al fatto che alle assemblee non fosse presente la totalità degli alunni, allora la critica dovrebbe essere mossa a quelli che le hanno disertate. Il 5 in condotta prospettato ai manifestanti dovrebbe essere indirizzato, forse, a quelli che hanno preferito disertare questi momento di confronto, perché il comportamento civile (nel senso sociale del termine) si basa proprio sulla partecipazione e sul confronto.
Vorrei che la scuola insegnasse a mio figlio ad essere una persona civile, a diventare un cittadino in grado di rendere la nostra società migliore. Ritengo che la partecipazione sia alla base della coscienza civile. Quello che ho visto in mio figlio in questi giorni è stato proprio il desiderio di ascoltare, discutere, condividere un ideale e un obbiettivo. Ritengo che dobbiate essere orgogliosi di questi giovani, i quali hanno deciso che la loro protesta dovesse essere basata sulla partecipazione e sulla costruzione di un futuro migliore per loro e anche per voi.
Io lo sono.
Roberto Melino

2/12/2012 - La critica rivolta dal sig. Melino al preside e agli insegnanti del Fermi  per il comportamento tenuto a seguito dell'occupazione del liceo  mette in secondo piano l'aspetto  fondamentale della vicenda. E' vero che tutte le forme di protesta ledono diritti altrui, ma gli scioperi e i cortei autorizzati sono atti legittimi, mentre l'occupazione e l'interruzione di pubblico servizio costituiscono comportamenti penalmente rilevanti,    e nessuna maggioranza (anche qualora si sia effettivamente formata, in considerazione del numero dei partecipanti al "voto") può farli diventare leciti.
I comunicati  del dirigente e dei docenti  contenevano, più che minacce, l'annunciazione di un atto obbligatorio per i pubblici ufficiali, quali essi sono, ovvero la denuncia di reati di cui abbiano notizia nell'esercizio delle loro funzioni.
Se vogliamo aiutare i ragazzi  a diventare bravi cittadini dobbiamo  innanzitutto insegnare loro a rispettare la legge.
Silvia Marzocchi

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mercoledì 28 novembre 2012

Santiago Carrillo, un baluardo della democrazia

Santiago Carrillo
Voglio rendere omaggio a una delle più grandi menti combattenti politiche del secolo scorso. Santiago Carrillo, morto nella sua casa a Madrid il 18 Settembre scorso.
E vi chiederete voi: chi è costui?
Credo che una seppur breve biografia possa farvi comprendere perché oggi io su questi fogli gli dico grazie.
Santiago Carrillo nasce nel 1915, in Spagna. A tredici anni si iscrive alla giovanile del Partito Socialista Spagnolo, di cui diventò segretario generale nel 1934. Nel 1960 diviene, in un momento tragico della nazione, segretario generale del PCE al posto della “pasionaria” Dolores Ibàrruri. La sua politica da segretario segue una linea innovativa e progressista. Aderisce tra gli altri assieme a Enrico Berlinguer all’Eurocomunismo, dà un freno alle derive marxiste del Partito e si oppone con vigore allo stalinismo che imperversava in quel periodo in Europa.
Espulso dal PCE (in modo ingrato, ricorderà anch’egli), fonda un Partito dei lavoratori che confluirà poi nel PSOE. Muore a Madrid il 18 settembre del 2012, dopo una vita intera dedicata alla politica e alla cosa pubblica.
Egli infatti non è stato soltanto un buon funzionario di partito, un bravo segretario o un buon parlamentare.
E’ stato qualcosa di più.
Un baluardo della democrazia e delle libertà in periodi tragici della storia della Spagna, dalla guerra civile al franchismo, e anche un grandissimo moderatore politico. Con le sue politiche moderate e riformiste ha favorito il processo di democratizzazione della Spagna post dittatura, e con un impegno costante ha lottato per la libertà della sua nazione.
Un padre della patria e un simbolo della sinistra che sa innovare e non tende al conservatorismo. Uno che aveva capito molte cose, prima di tutti. Forse misconosciuto o non del tutto compreso, ma accade a molti di quelli come lui.
E io, vi chiederete voi lettori, come mi sono informato su Santiago Carrillo? Grazie a un fantastico libro, “Anatomia di un istante”, di Javier Cercas, che racconta una storia, a parer mio emblematica, riguardo questo personaggio. Nel 1981, profittando di una condizione traballante della democrazia iberica, un gruppo di soldati tentò un colpo di stato occupando il parlamento. In pochi istanti il parlamento venne occupato, molti deputati scapparono, altri si nascosero. Solo Santiago Carrillo rimase in piedi, impassibile, accendendosi un sigaro e difendendo sino alla fine la democrazia per cui durante la sua vita lottò. La scena rimase negli annali, e il colpo di stato non avvenne grazie anche a lui.
Insomma, per chi si accinge alla Politica quest’uomo dovrebbe essere un esempio. Un esempio di valori, di coerenza, d’onestà e di impegno.
80 anni dedicati alla politica sono tanti, e non possono essere cancellati

di Federico Diamanti

lunedì 26 novembre 2012

Vendola: "Monti non può appellarsi ai giovani"



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"Riprendiamoci la nostra scuola", così anche il Minghetti occupa


Assemblea studentesca del liceo Marco Minghetti di Bologna
Bologna - Stamani al Liceo Classico Marco Minghetti, al momento della votazione la quasi totalità dei votanti, a parte una manciata di oppositori, ha scelto di occupare la scuola. Il Minghetti si è così unito alle scuole che già durante la settimana scorsa avevano scelto di continuare così la loro protesta contro il ddl 953 o ddl aprea. Si è discusso molto e anche molti professori hanno partecipato al dibattito e alla discussione.
L’assemblea si è aperta con l’intervento di un professore che ha parlato a nome del Collegio Docenti che si era riunito in forma straordinaria. I docenti hanno propostodi continuare la protesta tutti insieme e in modo unito attraverso un’autogestione. “Abbiamo già cercato di coinvolgervi nel corso di tutto il mese passato, non ci avete supportato e non accettiamo questa vostra reazione ad una possibile occupazione”, questa la risposta degli studenti dura e secca. Così, dopo quasi dopo due ore di confronto, gli studenti si sono alzati, hanno preso possesso della scuola, hanno sbarrato le entrate e proprio in queste ore si sta organizzando questa occupazione. Gli studenti sono uniti e vogliono continuare questa lotta per il loro futuro, per la loro scuola, per ricostruirla, per renderla forse anche più giusta.

di Francesco Calcagno

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venerdì 23 novembre 2012

Cancellieri, allarme dis-ordine pubblico: "Arrivano mesi difficili"

Annamaria Cancellieri, Ministro degli Interni
Il ministro dell'Interno pensa all'arresto differito per la violenza di piazza: "Solidarietà alla polizia"
ROMA - "Io vorrei togliere ogni dubbio sul fatto che ci sia solidarieta' da parte del Viminale nei confronti delle forze del'ordine. Non c'e' solo solidarieta', ma rispetto autentico e vero che noi portiamo da anni e sul quale non consentiamo oltre". Lo dice il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieti durante il question time al Senato sugli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti nei cortei di piazza. Anche se, sottolinea il ministro, "se qualcuno ha sbagliato tra le forze dell'ordine pagherà perche' e' giusto che paghi, chi ha fatto bene sara' premiato perche' e' giusto che sia premiato".
L'ARRESTO DIFFERITO - "Per quanto riguarda le manifestazioni in cui ci sono partecipanti che intervengono con caschi o passamontagna chi ha fatto ordine pubblico sa bene che in certi momenti l'ordine pubblico non puo' far altro che farli partecipare perche' i danni sarebbero peggiori. Una soluzione a questo problema, anche se parziale c'e', e io intendo portarla avanti che e' quella dell'arresto differito". "L'arresto differito e' uno strumento molto efficace- aggiunge il titolare del Viminale- che negli stadi ha gia' dato delle risposte positive. Abbiamo visto un crollo negli stadi e pensiamo di applicarlo". Sul Daspo "che e' un altro strumento importante stiamo facendo delle valutazioni perche' ci sono degli aspetti costituzionali che dobbiamo chiarire. Su questo quindi vedremo la misura dello strumento e come poterlo adottare". In ogni caso, conclude il ministro, "intendiamo adottarli e farlo al piu' presto".
GLI ANTAGONISTI VOGLIONO INSTABILITA' - Nelle manifestazioni di piazza "Ci sono infiltrati dei movimenti antagonisti che da sempre cercano di portare il Paese nelle condizioni di instabilita'. Allora chiedo a tutti di renderci conto che il momento e' molto delicato, chiediamo a tutti di fare quadrato attorno alle istituzioni, di affrontare i problemi con molta serieta'". Nelle manifestazioni di studenti, aggiunge il titolare del Viminale, "alcuni sono pacifici e altri no perche' li abbiamo visti con caschi e bastoni. Quindi distinguiamo le due componenti". "Teniamo conto che l'Italia sta attraversando un momento difficile e non possiamo consentire alla piazza di fare delle scelte che deve fare la politica". (DIRE)

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domenica 18 novembre 2012

I nuovi orizzonti della lettura



E-book reader
Quest’anno come ogni estate mi si è presentato al momento di partire il difficile compito di scegliere se e soprattutto quali libri portare in vacanza; dato il loro numero consistente e soprattutto il considerevole peso che vedevo crescere nella valigia, avevo iniziato a prendere in considerazione la possibilità di comprare un E-book reader. Parlando per chi non se fosse a conoscenza, gli E-book reader si presentano come dispositivi elettronici visualizzatori di testo che hanno tutta l’intenzione di fare una seria concorrenza a tutta l’industria della carta stampata. Gran parte se non tutta la loro praticità risiede nella facoltà di poter trasportare con un solo dispositivo centinaia di libri e di poterli mantenere a disposizione in pochissimo posto e con un peso riconducibile a quello di uno solo. Il rilancio che questa tecnologia ha subito nell’ultimo periodo è soprattutto dovuto ad una maggiore attenzione non alla capienza o al peso, in quanto già adeguati, ma al grande interesse che le aziende produttrici stanno dedicando al confort di lettura. La visualizzazione delle pagine di testo è infatti studiata in modo da essere sempre più simile a quella che si avrebbe guardando pagine reali di un libro e soprattutto gli E-book reader non presentano la classica retroilluminazione tipica di ogni computer o iPhone, ma riflettono la luce dell’ambiente in cui ci si trovano riuscendo in tal modo a non affaticare la vista e garantendo una lettura accettabile in diverse condizioni di luce. A renderli ancora più invitanti ci sono anche alcune migliorie sia di carattere puramente grafico come la grande cura nell’impaginazione che grazie a specifici programmi non risente delle costrizioni del formato digitale, sia di carattere più innovativo come per esempio un sempre utile accesso internet. Per quanto riguarda i contenuti si stanno moltiplicando i siti da dove è possibile scaricare i libri e ormai ogni pubblicazione di una certa rilevanza presenta anche un formato digitale, in più è in corso una digitalizzazione di tutti quei libri famosi che ormai si possono considerare dei classici. Per quanto riguarda il prezzo vi sono varie fasce a seconda della qualità della capienza e della marca, ma ogni casa produttrice possiede sul mercato modelli sicuramente per tutte le tasche.
Ora dopo aver parlato di aspetti e migliorie che sono sicuramente positive voglio fare due precisazioni: in primo luogo in base alla mia esperienza non mi sono ritenuto completamente soddisfatto della qualità di lettura né all’aperto né tantomeno al chiuso poiché la lettura digitale è sempre e comunque molto più stancante di quella su carta; in secondo luogo mi viene da chiedermi se abbia sempre un senso portarsi dietro un‘intera libreria dal momento che comunque si riesce a leggere un solo libro alla volta e che capita raramente di finirlo in un'unica lettura.
Detto questo gli E-book si presentano sicuramente come una possibilità sempre più concreta e in continuo miglioramento, tuttavia per ora nonostante il peso e l’ingombro non credo di essere capace di rinunciare all’odore della carta stampata. (RighiTimes)
di Giuseppe Parrilla


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"Che le Nazioni Unite continuino a creare il compromesso", intervista a Yusuf Mohamed Ismail

Yusuf Mohamed Ismail, rappresentante all'ONU per la Somalia
Buonasera ambasciatore. La ringraziamo subito per la sua disponibilità, per il suo tempo, e vorremmo cominciare subito chiedendole un po' su qual è il suo ruolo nelle Nazioni Unite, in particolare a Ginevra. 
 
Buonasera. Ringrazio il RighiTimes per questa opportunità che serve anche per chi, come noi, non ha più vent’anni, per ricordare un po' il proprio passato, le proprie aspettative per il futuro, e perché quando si è giovani si pensa giustamente di poter cambiare il mondo. E' importante, perché sono questi i sentimenti e le passioni che poi entrano in ognuno di noi e ci spingono a proiettarci sul nostro futuro: adesso voi le vivete come giovani studenti, prima le abbiamo vissute noi ex. Mi è doveroso un ringraziamento, a proposito di ciò, soprattutto ai miei genitori, così come è doveroso per ognuno di noi il ricordo dei propri cari. Il mio lavoro attuale consiste nel rappresentare il mio Paese, la Somalia, presso la Sede ONU di Ginevra. Sede importante certamente dal punto di vista tecnico, ma anche per la diplomazia multilaterale; un tipo di diplomazia fra paesi ed il resto della comunità internazionale, nel rispetto dell'istituzione massima che corrisponde all'organo delle Nazioni Unite. Rappresentare il proprio paese è una grande responsabilità. Nel momento in cui si portano avanti istanze dal proprio paese è necessario saper mediare sempre e comunque, anche quando non se ne avrebbe voglia, e questo, modestamente, lo consiglio a tutti i ragazzi: bisogna sempre trovare un compromesso. E' grazie a questo che si va avanti nella vita. Bisogna fare il proprio dovere, bisogna studiare, perché, fra l'altro, il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali annoverati fra i diritti tutelati dalla carta dei diritti umani.
 

Quindi la passione è la politica - al momento però in Italia il termine "politica" non va molto di moda...
 

E' vero che il termine politica non è molto di moda, per tutta una serie di vicissitudini, legate ad altre dinamiche: sociali, economiche, culturali. Nel momento in cui si fa fatica ad arrivare alla fine del mese, si è delusi rispetto alle proprie aspettative, alle proprie speranze, e il dito viene puntato sulla classe politica.
Ciò non toglie però che senza l'arte della politica non si riuscirebbe a definire i limiti per cui le interazioni fra diversi Stati debbano avvenire. Se non si stabilisce una linea rossa entro cui debbano arrivare i conflitti di interesse è logico pensare che sia necessario essere equipaggiati con strumenti tecnici necessari. Vi sarete chiesti quali sono i maggiori punti importanti di una società in questo mondo. I capisaldi sono l'accesso alle risorse e la rappresentazione politica. L'equilibrio sociale si raggiunge solo quando la classe politica assicura servizi sociali, e così via fino ad arrivare all'economia, ovvero la possibilità di inserirsi nel mercato. E' chiaro che se all'interno di una società i suoi componenti non hanno uguale accesso alle risorse del paese, comprese quelle naturali, si scaturiscono, inevitabilmente, tensioni sociali.


Che tipo di studi si dovrebbero fare per intraprendere la diplomazia, che passioni bisogna avere, che interessi, le scienze politiche certo, ma in particolare?


La ringrazio della domanda! Innanzitutto ognuno di voi dovrebbe ascoltarsi, nel senso che dovrebbe riuscire a decifrare quello che si sente veramente dentro. Se ci si sente più portati verso il prossimo, e le sue difficoltà vi toccano da vicino, o quantomeno le sue condizioni vi sono vicine, allora potreste intraprendere una carriera a favore dei diritti umani. Oppure, se la vostra indole è più portata verso il conseguimento di un proprio successo personale. Ovviamente una possibilità non esclude l'altra. Ogni essere umano ha bisogno di sentirsi gratificato, come nel successo personale, ed anche aiutare il prossimo lo comporta. Questo succede anche quando date un esame: vi sentite gratificati. Per il vostro futuro, il consiglio, con la "c" maiuscola, che mi sento modestamente di darvi è di non dare sempre la colpa al prossimo. L'autoesame è fondamentale. Dare la colpa al prossimo non vi porterà da nessuna parte. Questo nei rapporti con i vostri genitori o insegnanti, con i compagni, gli amici. La vera soddisfazione parte dall'arrivare oltre ciò che avete studiato sui libri, portandovi ad un obbiettivo piuttosto che un altro. Dovete sempre ricordare che andare a scuola è solamente utile a voi stessi, per il vostro futuro. Questi discorsi li avrete già sentiti dire, e da giovani ricordo che si è un po' impermeabili a questi discorsi, ma è fondamentale riconoscere il dono che
vivete.
 

Rispetto alla sua vita, lei perché ha scelto le Nazioni Unite, e cosa l'ha portata a scegliere la diplomazia?

E' stato un percorso particolare legato soprattutto alla vita e ai valori della mia famiglia. Mio padre scelse, a suo tempo, un percorso: prima nella didattica, poi nella diplomazia. A loro volta, gli eventi politici nel mio paese hanno segnato la nostra vita, e nel '78 mio padre dovette scegliere di andare all'opposizione del governo di quel periodo. Questo ha fatto sì che i miei interessi, che non erano, allora, rivolti alla politica, subissero un cambio di rotta a 360° gradi. Questo ci riconduce al discorso di prima, perché un sistema che non tutela legittimi diritti e non rappresenta, finisce per scatenare tensioni sociali. In me scattò la voglia di difendere i diritti per gli altri. Nel '91 vi fu il crollo dello stato somalo, mentre io ero all'opposizione, ed è scaturita una guerra civile senza pietà. La militanza politica si è fatta più importante, e posso dire di aver speso gran parte della mia vita in opposizione. E' stato un test molto forte, più forte di un normale percorso politico in un sistema normale come può esserlo uno di matrice europea. In quelle dinamiche, o si ha una forte passione, o dopo un po', come si dice, si "molla". Di mollare non se ne parlava, e dopo un po' di tentativi, nel 2004 c'è stata la svolta.
 

Che futuro vede per le Nazioni Unite?

Il forte dibattito sull'allargamento del consiglio di sicurezza dell'Onu è sicuramente un punto fondamentale per il futuro della Nazioni Unite. Al momento, come saprete, ne fanno parte solamente cinque paesi, i vittoriosi, per così dire, della seconda guerra mondiali e paesi che hanno un forte sistema economico. Chiaramente, nuovi paesi che hanno aumentato il loro livello economico e sociale, stanno ora chiedendo di entrare a far parte di questo "club ristretto". Spesso i paesi cercano di garantire i propri interessi ed è qui che è necessario che le Nazioni Unite continuino a creare il compromesso. (
RighiTimes)
di Federico Pieri

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mercoledì 14 novembre 2012

Corteo delle Scuole a Bologna

Corteo studentesco a Bologna, 14 novembre 2012
Gli studenti del Liceo Scientifico Da Vinci, dell'Istituto Tecnico Mattei, del Liceo Scientifico Keynes, dell'Istituto Tecnico Commerciale Salvemini, dell'Istituto Professionale Aldini-Valeriani, dell'Istituto Tecnico Commerciale Manfredi-Tanari, del Liceo delle Scienze Sociali Laura Bassi, dell'Istituto Tecnico Industriale Archimede, dell'Istituto Alberghiero Bartolomeo Scappi, dell'Istituto Tecnico Commerciale Pacinotti, della Rete degli Studenti Bologna e gli Studenti Universitari hanno oggi animato il corteo degli Studenti partito da Porta Lame alle 9.30 e concluso in Piazza S. Stefano assieme a tutto il mondo della Scuola.
Sono stati 5000 gli Studenti che oggi hanno deciso di scendere in piazza, all'interno della giornata di Mobilitazione Internazionale indetta dalla Conferenza dei Sindacati Europei,  per gridare il proprio dissenso nei confronti delle politiche di austerità messe in campo dal Governo Monti con l'appoggio dei Governi di quest'Europa conservatrice e malata.

Sono stati 5000  gli Studenti che, non violenti ma decisi, hanno scelto di manifestare oggi la propria rabbia verso le politiche Scolastiche che questo Esecutivo sta portando avanti.

Sono stati 5000 gli Studenti che oggi hanno voluto dire un secco No alla riforma di Legge Aprea, alla privatizzazione della Scuola Pubblica e all'abolizione di tutti gli spazi di partecipazione e democrazia all'interno delle Nostre Scuole.

Sono stati 5000 gli Studenti che hanno deciso di costruire una manifestazione davvero condivisa, che hanno deciso di scrivere assieme la piattaforma politica e hanno scelto tutti assieme come far nascere questa piazza meravigliosa.


Oggi Bologna era bellissima.

Oggi Bologna era bellissima perchè da anni non si vedeva una tale partecipazione Studentesca alle mobilitazioni.
Oggi Bologna era bellissima perchè, nonostante le divisioni, abbiamo scelto di salutare e condividere le lotte dei lavoratori della CGIL e  di concludere il nostro corteo in una Piazza Santo Stefano stracolma assieme a tutti i Professori, ai Precari, al Personale Amministrativo della Scuola Superiore.

Questo è, però, solo l'inizio.

Le Scuole di Bologna e la Rete degli Studenti continueranno questo percorso all'interno delle Scuole, negli spazi che esse ci garantiscono, nelle Assemblee di Istituto, nelle Assemblee Pubbliche, nei momenti di condivisione che riusciremo a costruire perchè abbiamo una sola certezza: Non ci fermeremo di fronte a nulla.Lotteremo ancora uniti per la Scuola Pubblica.Lotteremo ancora uniti per il Nostro Futuro.


Liceo Scientifico Da Vinci

Istituto Tecnico Mattei
Liceo Scientifico Keynes
Istituto Tecnico Commerciale Salvemini
Istituto Professionale Aldini-ValerianiIstituto Tecnico Commerciale Manfredi-Tanari
Liceo delle Scienze Sociali Laura Bassi
Istituto Tecnico Industriale Archimede
Istituto Alberghiero Bartolemeo Scappi
Istituto Tecnico Commerciale Pacinotti
Liceo Scientifio Righi
Rete degli Studenti Bologna
Studenti Universitari Unibo

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domenica 11 novembre 2012

Soluzione per la scuola: nessun aumento all'orario dei prof

Un'ininsegnante di scuola elementare
L'orario dei professori torna a 18 ore. La commissione Bilancio della Camera ha votato un emendamento del governo alla legge di stabilità che ripristina l'attuale orario e copre le risorse necessarie alla misura con tagli mirati e selettivi.
Arriva dunque la soluzione sui tagli al settore scolastico che evita così di aumentare l'orario di lavoro dei docenti. Il ministro dell'istruzione Francesco Profumo, ha illustrato in commissione Bilancio l'emendamento che trova risorse da alcuni micro-capitoli come i distacchi dei docenti e da vecchi accantonamenti.
L'emendamento, in particolare, raggiunge le risorse programmate dal taglio della spending review per il ministero dell'Istruzione attraverso diverse misure: 1,8 milioni dal taglio dei distacchi sindacali e dei comandi dei docenti del personale scolastico al ministero e ad altri enti; 6 milioni dalla dismissione immobile di piazzale Kennedy, a Roma, utilizzato come sede del ministero dell'Università prima dell'accorpamento con il ministero dell'Istruzione; 20 milioni dai tagli per i bandi dei fondi First e Trin; 30 milioni di tagli sul progetto Smart City nel centro nord; 47,5 milioni dal fondo per il miglioramento dell'offerta formativa "senza pregiudicare l'offerta"; e ulteriori maggiori risorse da un fondo alimentato nel passato dagli accantonamenti di risorse raccolte con vecchi tagli.
Profumo nel corso della riunione della commissione ha ringraziato il ministero dell'Economia per l'aiuto nell'identificare le nuove risorse che hanno consentito di cancellare la norma che prevedeva l'aumento dell'orario per i professori.
''E' stata fatta un'operazione estremamente importante in un momento di grandissima difficolta''', afferma Francesco Profumo a margine dei lavori della commissione Bilancio della Camera sulla legge di stabilita'. Sulla scuola "e' stata trovata una soluzione che a saldi invariati ci consente di non toccare i servizi agli studenti e gli orari dei docenti", sottolinea il ministro. E aggiunge che si sono poste anche le basi per ''una nuova gestione della scuola e una maggiore attenzione per una scuola moderna''. (ANSA)

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La personalità dei professori

Non è il caso di sottoporre i docenti a una verifica non solo culturale ma anche della loro reale passione?

Umberto Galimberti
La lettera "Professori parlate al cuore" del 20 settembre scorso ha provocato una valanga di lettere di docenti che si dicevano preoccupati del loro precariato pluridecennale, dell'assurdità degli attuali concorsi, della condizione giovanile di oggi che chiede severità, e solo qualcuna (ma davvero molto poche) della necessità di occuparsi dell'educazione emotiva degli studenti quale condizione indispensabile per accedere a un apprendimento accompagnato da motivazione e interesse. A rappresentare tutte queste lettere utilizzo la sua, caro professore, perché tematizza quel conflitto tra il sistema scolastico e la promozione di una crescita emotiva che è la premessa per un coinvolgimento interessato allo studio da parte degli studenti. E qui dobbiamo dire che il sistema scolastico non può essere per sua natura che tecnico, oggettivo e valido per tutti gli ordini di scuola, mentre la crescita emotiva, oltre a quella intellettuale degli studenti, è affidata alla singola personalità dei professori. Ma chi verifica l'idoneità della personalità dei professori all'insegnamento? Nessuno. E le ragioni addotte sono che non si può selezionare gli insegnanti sottoponendoli a una verifica della loro personalità, anche se questa avviene in modo più o meno esplicito, in occasione di un'assunzione in qualsiasi posto di lavoro, tramite colloqui preliminari che ne decidono la selezione. Se ciò avviene là dove ci si occupa di lavoro e profitto, perché non deve avvenire dove in gioco è la formazione dei nostri ragazzi? La capacità di comunicare, di motivare e al limite di affascinare i ragazzi, sono doti di personalità che non si imparano nei corsi universitari (dove peraltro non c'è, per chi vuol dedicarsi all'insegnamento, neppure un corso di psicologia dell'età evolutiva), e tantomeno sui libri, ma la si possiede per natura. Potremmo dire che è un'"arte", come la musica, o il disegno. C'è chi è portato, e chi proprio no. E allora, oltre alla competenza relativa alla propria disciplina (non sempre garantita, vista la diversa assegnazione di insegnamenti che di anno in anno spesso cambia per i singoli professori), non è il caso di introdurre anche una verifica della personalità del professore, per capire se è idoneo e ha una vera passione per l'insegnamento? Quando parlo di "passione" non penso a una comprensione "umana, troppo umana" per gli studenti, che tra l'altro non rifiutano l'autorità, ma la accettano se appena "sentono" che chi la esprime, con l'autorevolezza dell'insegnamento, è interessato davvero a loro e ha davvero cura della loro crescita. Sappiamo tutti, infatti, che oltre alla "comunicazione diretta" dell'insegnamento, c'è anche quella "comunicazione indiretta" che passa per il sentimento a cui gli studenti sono particolarmente attenti e sensibili. Se non li si cattura qui, le parole pronunciate in cattedra implodono, e non c'è disciplina o rigore che possa rianimarle.

Questa è la risposta data da Umberto Galimberti ad una lettera sul Venerdì di Repubblica del 27 ottobre scorso.

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sabato 10 novembre 2012

Benvenuti in You Opinion

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